Avviso di accertamento: cos’è e cosa può fare il contribuente
L’avviso di accertamento è uno degli strumenti più importanti a disposizione dell’amministrazione finanziaria per disciplinare il proprio rapporto con il contribuente: rappresenta infatti il culmine dell’attività di controllo fiscale e costituisce la formalizzazione della pretesa tributaria da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Comprenderne la natura, le caratteristiche e le possibili risposte diventa pertanto molto utile al contribuente che desideri tutelare i propri diritti.
Cos'è l'avviso di accertamento
Per prima cosa, chiariamo che l’avviso di accertamento è un atto formale con cui l’Agenzia delle Entrate notifica al contribuente una pretesa tributaria a seguito di un’attività di controllo sostanziale.
Il documento è dunque solo l’ultimo passo di un’attività istruttoria condotta dall’amministrazione finanziaria, segnando l’ufficializzazione della richiesta di pagamento di imposte, interessi e sanzioni che, secondo l’ente, non sono state correttamente versate.
Sebbene non sia certo l’unica forma di comunicazione inviata dall’amministrazione finanziaria al contribuente, l’atto di accertamento si differenzia dalle altre per il suo carattere esecutivo e per la completezza delle informazioni in esso contenute: gli avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate hanno infatti da tempo assunto natura di titolo esecutivo, eliminando la necessità della successiva emissione del ruolo e della cartella di pagamento.
Requisiti e contenuti dell'avviso
La normativa fiscale attualmente in vigore prevede che l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate sia sempre adeguatamente motivato, pena la nullità dell’atto stesso. Si tratta di un requisito molto importante, considerato che risponde all’esigenza di trasparenza e tutela del contribuente, che deve poter comprendere le ragioni della pretesa tributaria per valutare le proprie opzioni di difesa o adempimento.
Inoltre, nel documento devono essere chiaramente indicati gli imponibili accertati e le relative aliquote applicate, le imposte calcolate al lordo e al netto di eventuali detrazioni, ritenute d’acconto e crediti d’imposta. In aggiunta a ciò, è previsto che l’avviso specifichi l’ufficio presso cui è possibile ottenere informazioni e chi è il responsabile del procedimento, fornendo così al contribuente un punto di riferimento per eventuali chiarimenti.
Infine, ricordiamo che l’atto deve contenere anche l’intimazione ad adempiere entro il termine di presentazione del ricorso, indicando le modalità e il termine per effettuare il pagamento, nonché l’organo giurisdizionale competente a cui è possibile ricorrere in caso di contestazione.
L’esecutività degli avvisi di accertamento
Come già anticipato qualche riga fa, una caratteristica fondamentale degli avvisi di accertamento è la loro esecutività. Con l’entrata in vigore della legge n. 111 del 15 luglio 2011, infatti, gli avvisi emessi diventano esecutivi decorso il termine utile per la proposizione del ricorso, senza necessità di ulteriori atti formali.
Anche per questo motivo gli avvisi di accertamento devono contenere esplicitamente l’avvertimento che, trascorsi 30 giorni dal termine utile per il pagamento, la riscossione sarà affidata agli agenti della riscossione.
È comunque importante sottolineare che l’esecuzione forzata viene comunque sospesa per legge per un periodo di 180 giorni dall’affidamento in carico agli agenti della riscossione, senza che il contribuente debba compiere alcun adempimento specifico. La sospensione, tuttavia, non si applica alle azioni cautelari e conservative, come l’ipoteca e il fermo amministrativo.
Cosa può fare il contribuente che riceve un avviso di accertamento
Il contribuente che riceve un avviso di accertamento ha diverse opzioni a sua disposizione.
Una possibilità è rappresentata dall’acquiescenza, l’accettazione del contenuto dell’atto e il pagamento delle somme dovute, beneficiando di una significativa riduzione delle sanzioni amministrative. Per avvantaggiarsi di questa riduzione è però necessario rinunciare a impugnare l’atto, non presentare istanza di accertamento con adesione e provvedere al pagamento entro il termine di proposizione del ricorso.
In alternativa, il contribuente può richiedere un accertamento con adesione: occorre avviare un contraddittorio con l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate per arrivare a una ridefinizione della pretesa tributaria. La soluzione, se raggiunta, comporta l’applicazione delle sanzioni nella misura di un terzo del minimo previsto dalla legge.
In caso di disaccordo con la pretesa tributaria, il contribuente può sempre presentare ricorso alla competente Commissione Tributaria, versando provvisoriamente un terzo delle maggiori imposte accertate. È anche possibile richiedere all’ufficio un intervento in autotutela per l’annullamento dell’atto, qualora sussistano fondate ragioni per ritenere non corretta la pretesa dell’amministrazione.
L’importanza di affidarsi a un consulente
Se si riceve un avviso di accertamento, diventa molto importante affidarsi a un consulente fiscale che possa orientare il contribuente nelle maglie della complessa normativa tributaria italiana.
Un esperto che possiede competenze specialistiche per valutare la legittimità della pretesa e individuare la strategia difensiva ottimale può infatti identificare eventuali vizi formali dell’atto, valutare l’opportunità dell’acquiescenza o dell’accertamento con adesione, o preparare un ricorso solido.
I termini perentori per le risposte impongono decisioni rapide ma ponderate: in questi ambiti, il consulente può far ottenere al contribuente riduzioni significative della pretesa tributaria, rendendo il suo ricorso un vero e proprio investimento che spesso si traduce in consistenti risparmi economici.
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