Notifica avviso accertamento: cos’è e cosa succede dopo
La notifica dell’avviso di accertamento è un momento molto importante nel rapporto tra il contribuente e l’Amministrazione finanziaria: si tratta infatti di un atto formale che segna l’inizio di una fase delicata che richiede attenzione e tempestività nelle risposte.
Vediamo insieme, nelle prossime righe, che cosa comporta la notificazione dell’avviso di accertamento e quali sono le possibilità a disposizione del contribuente.
Cos'è l'avviso di accertamento
Per prima cosa, ricordiamo che l’avviso di accertamento è il documento ufficiale attraverso cui l’Agenzia delle Entrate comunica formalmente al contribuente la pretesa tributaria risultante da un’attività di controllo sostanziale. È pertanto un documento che rappresenta la conclusione di un’indagine fiscale e l’inizio di una fase in cui il contribuente deve decidere come procedere.
La validità dell’atto è strettamente legata alla sua motivazione: l’avviso deve infatti esporre chiaramente le ragioni giuridiche e fattuali alla base della pretesa fiscale.
La normativa prevede di fatto in modo espresso che la mancanza di motivazione determini la nullità dell’atto stesso, rendendo così fondamentale questo elemento per la legittimità della notificazione dell’avviso di accertamento.
Gli elementi essenziali della notifica
La notifica dell’avviso di accertamento deve contenere diversi elementi fondamentali per essere considerata valida. Tra questi, troviamo l’indicazione dettagliata degli imponibili accertati, accompagnati dalle relative aliquote applicate, e ancora il dettaglio delle imposte richieste, presentate sia al lordo che al netto di detrazioni, ritenute d’acconto e crediti d’imposta eventualmente spettanti.
Un aspetto importante della notificazione riguarda anche l’indicazione dell’ufficio presso cui il contribuente può ottenere informazioni supplementari, compreso il nominativo del responsabile del procedimento. Le modalità e il termine per effettuare il pagamento devono essere specificati con precisione, così come l’organo giurisdizionale competente a cui è possibile presentare ricorso.
L'esecutività degli avvisi di accertamento
Si noti che, dal 1° ottobre 2011, la procedura di notifica dell’avviso di accertamento ha apportato un importante cambiamento: gli avvisi emessi dall’Agenzia delle Entrate sono infatti diventati direttamente esecutivi, con conseguente eliminazione della fase intermedia rappresentata dalla cartella esattoriale.
In altri termini, gli avvisi devono ora contenere l’intimazione ad adempiere entro il termine previsto per la presentazione del ricorso. Nel caso in cui il contribuente decida di ricorrere alla Commissione tributaria, dovrà comunque versare, a titolo provvisorio, un terzo delle maggiori imposte accertate.
Decorso il termine utile per la proposizione del ricorso, l’avviso diventa esecutivo a tutti gli effetti. Trascorsi 30 giorni dal termine utile per il pagamento, la riscossione delle somme richieste viene affidata agli agenti della riscossione, senza necessità di ulteriori notifiche.
Le opzioni a disposizione del contribuente
Il contribuente che riceve la notifica di un avviso di accertamento ha diverse opzioni a disposizione per reagire a questo atto: la selezione dell’alternativa più adeguata deriverà da un’attenta e specifica valutazione.
Una prima possibilità è per esempio rappresentata dall’acquiescenza, che consiste nell’accettazione integrale dei contenuti dell’atto e nel pagamento delle somme dovute. È ovviamente la scelta più semplice, e comporta un beneficio significativo: la riduzione delle sanzioni amministrative irrogate.
Per beneficiare di tale riduzione, però, al contribuente è richiesto di rinunciare sia a impugnare l’avviso che a presentare istanza di accertamento con adesione. Inoltre, deve provvedere al pagamento delle somme complessivamente dovute entro il termine previsto per la proposizione del ricorso.
Un’alternativa interessante è rappresentata dall’accertamento con adesione. La procedura permette al contribuente di richiedere all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate la formulazione di una proposta di definizione concordata della pretesa tributaria. Il vantaggio principale è in questo caso determinato dalla riduzione delle sanzioni, che si applicano nella misura di un terzo del minimo previsto dalla legge.
La sospensione dell'esecuzione forzata
L’ultimo aspetto di rilievo su cui vogliamo soffermarci dopo la notificazione dell’avviso di accertamento riguarda la sospensione dell’esecuzione forzata. La legge prevede infatti che l’esecuzione sia sospesa per un periodo di 180 giorni dall’affidamento dell’atto agli agenti della riscossione, senza che sia necessario alcun adempimento da parte del contribuente.
È importante sottolineare che questa sospensione non si applica alle azioni cautelari e conservative, come l’ipoteca e il fermo amministrativo. E che, inoltre, la sospensione non opera nel caso di accertamenti definitivi, anche in seguito a giudicato, o nel caso di recupero di somme derivanti da decadenza dalla rateazione.
A maggior ragione, la tempestività nella gestione della notifica dell’avviso di accertamento risulta quindi fondamentale per tutelare i propri diritti e per sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla normativa fiscale, valutando con attenzione quale strategia adottare in base alla propria situazione specifica.
L’importanza di una consulenza qualificata
Quando si riceve un avviso di accertamento, è molto importante affidarsi a un consulente qualificato che possa analizzare la legittimità dell’atto, identificare eventuali vizi formali e valutare il merito della pretesa tributaria.
Grazie alla sua competenza, inoltre, il consulente può indirizzare il contribuente verso la soluzione più vantaggiosa, sia essa l’acquiescenza, l’accertamento con adesione o il ricorso.
I tempi ristretti per reagire alla notifica rendono essenziale un supporto tempestivo e professionale, capace di trasformare un problema fiscale in un’opportunità per regolarizzare la propria posizione con il minor impatto economico possibile. Contattaci per saperne di più.
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